LA PROLIFERAZIONE DI GRUPPI, DURANTE IL BIENNO, 1945/1947, NON CONSENTE DI CONOSCERE LE CIFRE ESATTE DEL NUMERO DI ADERENTI AL NEOFASCISMO NELLA FASE CLANDESTINA. I PRIMI GRUPPI CHE MANIFESTARONO LA LORO VOLONTA’ DI CONTINUARE LA AZIONE FASCISTA SI DIEDERO I NOMI DI “GUARDIA NERA CLANDESTINA” (G.N.C.), “FRONTE ANTIBOLSCEVICO ITALIANO” (F.A.I.), “VOLONTARI DELL’ORDINE NAZIONALE” (V.O.N.) “TRUPPE NAZIONALI” (T.N.), “MOVIMENTO DI AZIONE RIVOLUZIONARIA ITALIANA” (M.A.R.I.), “ARDITI D’ITALIA” O “ARMATA RIVOLUZIONARIA” (A.R.). I GRUPPI PERO’ PIU’ VISIBILI CON ASSEMBLEE PUBBLICHE E COMUNICATI AI GIORNALI FURONO IL “PARTITO SOCIALISTA NAZIONALE”, LA “LEGA UNIFICATA PARTITI ANTICOMUNISTI” E IL “MOVIMENTO ITALIANO DI UNITA’ SOCIALE”, IL GRUPPO “PARTITO MUSSOLINIANO ITALIANO”, LE “SQUADRE D’AZIONE MUSSOLINI” (S.A.M.), IL “MOVIMENTO FASCISTA REPUBBLICANO), IL PATITO MONARCHICO FASCISTA” E IL “PARTITO DEMOCRATICO FASCISTA” DI DOMENICO LECCISI. IL GRUPPO “LOTTA FASCISTA” CHE PUBBLICAVA UN OMONIMO FOGLIO. IL PIU’ RILEVANTE DEI GRUPPI NEOFASCISTI FU QUELLO DEI “FASCI DI AZIONE RIVOLUZIONARIA” (F.A.R.) SIGLA DI ISPIRAZIONE INTERVENTISTA E DICIANNOVISTA PRESENTE SIN DAL 1946
Il Partito Democratico Fascista (PDF)
attivo in clandestinità dal 1945. Il gruppo, guidato da Domenico
Leccisi (fondatore insieme a Mauro Rana e Antonio Parozzi), scelse questo nome
in riferimento al concetto di democrazia organica, ideato dal fascismo e
formalizzato durante la Repubblica Sociale Italiana (RSI), adottando come simbolo
il fascio senza la scure. L'organo d'informazione del Partito Democratico
Fascista fu “Lotta Fascista”. Gli omicidi di fascisti a Milano ad opera
principalmente della Volante Rossa spinsero questi ultimi a ricompattarsi e a
cominciare a prendere l'iniziativa e il 5 novembre 1945 i cartelloni del cinema
Odeon che pubblicizzavano il film Roma città aperta furono dati alle fiamme. Il
9 dicembre 1946 l'ex ausiliaria Brunilde Tanzi anch'essa iscritta al Partito
Democratico Fascista, riuscì a sostituire un disco durante delle trasmissioni
pubblicitarie ottenendo l'effetto di far riecheggiare l'inno fascista
Giovinezza su tutta la piazza del Duomo. Il 17 gennaio 1947 fu assassinata in
via San Protaso nel centro di Milano, e lo stesso giorno fu uccisa Eva
Macciacchini, delle Squadre d'Azione Mussolini. Non si scoprirono mai gli
autori materiali dell'omicidio delle giovani ma le modalità richiamano quelle
della Volante Rossa . Il gruppo viene ricordato perché tra il 27 ed il 28
aprile 1946, nel giorno dell'anniversario della morte di Mussolini si
introdusse nel Cimitero di Musocco trafugandone i resti della salma, lì
tumulata in forma anonima. Da maggio a settembre furono arrestati una ventina
di dirigenti e militanti del partito, tra cui lo stesso Leccisi, smantellando di
fatto il partito. Si sciolse nel dicembre 1946
FASCI D' AZIONE RIVOLUZIONARIA
L' iniziale filosofia di fondazione era di continuare la guerra sotto forma di lotta antiamericana. I loro organi preposti alla diffusione del loro pensiero e della loro propaganda furono i fogli Rivoluzione, Credere e Mussolini a cui si affiancarono, anche se in maniera non ufficiale, le pubblicazioni Imperium e La Sfida che trattavano temi maggiormente legati alla tradizione, alla cultura, ed alla mistica fascista. L'organizzazione era dotata di una vera e propria struttura partitica, il direttorio, e l'ammissione al gruppo avveniva tramite giuramento da effettuarsi durante una cerimonia. L'atto di costituzione dei FAR stabiliva che potevano far parte dei Fasci: coloro che degnamente militarono nel P.F.R o nelle Forze Armate o negli Uffici Statali della R.S.I.:
l'ambasciata americana. Il 24 maggio 1951 scattarono numerosi arresti: Pino Rauti, Fausto Gianfranceschi, Clemente Graziani, Franco Petronio, Franco Dragoni e Flaminio Capotondi. Tra gli arrestati anche il filosofo Julius Evola, considerato l'ispiratore del gruppo. Il processo si concluse il 20 novembre 1951: Clemente Graziani, Fausto Gianfranceschi e Franco Dragoni furono condannati a un anno e undici mesi. Altri dieci imputati a pene minori. Tutti gli altri vennero assolti: tra loro Evola, Rauti ed Erra. Con la fine del processo si concluse definitivamente anche l'adozione della sigla FAR.
PARTITO NAZIONALE SOCIALE FUSIONISTA (FEBBRAIO 1946 – SETTEMBRE 1948)
MOVIMENTO LEGIONARIO ITALIANO
Partito Nazionale Fascista, collaborò al settimanale Giovinezza. Dopo la marcia su Roma, (cui non prese parte perché arrestato per disordini) Gravelli si dedicò ampiamente all'attività di giornalista e scrittore, pur rivestendo importanti incarichi nella gerarchia del regime. Fu infatti nel 1923 nominato segretario generale dell'Avanguardia Giovanile Fascista, di cui nel gennaio 1922 era stato vicesegretario. Dal 1925 restò in disparte, considerato legato a Cesare Rossi. Nel 1935, a Roma, fondò Antieuropa, vicino ad Arnaldo Mussolini, di cui fu portavoce l'omonima rivista edita dalla sua casa editrice Nuova Europa, e nel 1930 nominato Console della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Nel 1936 fu fondatore del quotidiano "Ottobre". Fu anche il curatore di una delle prime raccolte di canti squadristi, il celeberrimo
"Canti della Rivoluzione". Tutte le guerre del fascismo lo videro partecipare come volontario di guerra: dopo il conflitto con l'Etiopia partecipò alla guerra di Spagna, durante la quale fu ferito due volte e due volte decorato. Nel 1939 fu nominato consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Dopo l'8 settembre 1943, aderì tra i primi alla Repubblica Sociale Italiana e fece parte della divisione Waffen SS-Grenadier "Italia". Mussolini nel marzo 1945 lo nominò Sottocapo di S.M. della Guardia Nazionale Repubblicana. Dopo la caduta della Repubblica Sociale Italiana fu preso prigioniero dai partigiani e imprigionato per nel carcere di San Vittore a Milano fino al 1947 e poi fu amnistiato. Nel 1947 aderisce al Movimento Sociale Italiano per lasciarlo quando segretario divenne Arturo Michelini. Nel 1950 fonda il settimanale l'"Antidiario" e poi il mensile "Latinità". Nel 1954 fonda un partito di ispirazione dannunziana, il "Movimento Legionario Italiano", che rimase solo un progetto. Morì nel 1956, subito dopo aver pubblicato una biografia di Mussolini, incentrata sui suoi inizi di agitatore socialista in Romagna.
ROMA 1955 - VIA VENETO
Alberto Rossi con la Guardia al labaro ai funerali di Graziani,
afferrato per un braccio dal Questore di Roma, Arturo Musco
FOTO TRATTA DA LOTTA CONTINUA
RAGGRUPPAMENTO GIOVANILE STUDENTI E LAVORATORI
anni '50 e '60. Spesso entrò in contrasto con la linea ufficiale del M.S.I. , assumendo all'inizio degli anni '70 anche posizioni più radicali (come avvenne nel caso della sezione romana guidata da Biagio Cacciola, il cosiddetto FUAN-Caravella) ed extraparlamentari. Era stato proprio il primo presidente del Fuan Caravella, Giulio Caradonna nel 1968 a guidare l'assalto alla facoltà di
Lettere occupata, preoccupato, così come il MSI, della partecipazione dei militanti di destra, insieme agli studenti di sinistra, alla battaglia di Valle Giulia. Il 7 luglio 1972 a Salerno viene assassinato da un anarchico Carlo Falvella, vice presidente del FUAN della città campana. Il 28 febbraio 1975, a Roma, in piazza Risorgimento, viene ucciso con un proiettile in fronte, il giovane studente greco Mikis Mantakas, militante del Fuan Caravella. Nel 1979 prese il nome di "FUAN Destra Universitaria". Anche Paolo Borsellino, il coraggioso magistrato rimasto ucciso nella strage di via d'Amelio il 19 luglio 1992 e medaglia d'oro al valor civile, si iscrisse nel 1959 al "FUAN Fanalino" di Palermo, e ne fu rappresentante degli studenti, e il giudice Mario Sossi, rapito dalle BR.
REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA (FNCRSI)
DELLA R.S.I. CONTRO ALMIRANTE E IL M.S.I.
Febbraio 1969 volantino contro la visita di Nixon in Italia
GIOVANE ITALIA
Nel 1970 fu chiusa e cominciò la storia di San Babila
MAGGIO 1969
Aldo Zeni, segretario della Giovane Italia milanese, alla sua destra Attilio Carelli
promuovere attività culturali, scientifiche, ricreative e sportive. Al convegno di Roma, che sancì la fondazione della Giovane Italia quale organismo autonomo nazionale, seppur agganciato al Movimento Sociale Italiano ed al quale partecipano oltre 200 giovani in rappresentanza delle associazioni provinciali, costituite nelle varie regioni, furono eletti Massimo Anderson, primo Segretario Generale, e Fabio De Felice Presidente. Il discorso inaugurale fu tenuto dallo studente universitario Angelo Nicosia, che ne diviene presidente dal 1955 al 1957. Il primo documento ufficiale della Giovane Italia fu la "Carta della Gioventù", elaborata da Julius Evola nel 1951, su cui si basano la dottrina e la finalità dell'associazione. Secondo Evola la concezione di vita fornita era "spiritualistica" e si contrapponeva a quella "materialista" del marxismo. Nella Carta si definiva un modello di giovane appartenente dotato di "carattere rivoluzionario", "militante" e che doveva "possedere una visione spirituale, eroica ed agonistica della vita". La Giovane Italia fu strutturata in associazioni provinciali cui facevano capo tutti i nuclei studenteschi esistenti nella provincia e nel capoluogo. Al vertice il Presidente Nazionale, eletto dal congresso nazionale, il Segretario Generale e l'Esecutivo Nazionale. In seguito all'allontanamento di De Felice dal MSI, nel 1955 nuovo Presidente divenne il giovane deputato Angelo Nicosia, che nominò un nuovo esecutivo composto tra gli altri da Giulio Maceratini. Nel 1957 Fausto Gianfranceschi sostituisce Nicosia e rinnovò l'esecutivo della Giovane Italia.
L'organizzazione promosse e guidò manifestazioni studentesche per il miglioramento delle strutture e dei programmi scolastici, ma anche per l'italianità di Trieste, a favore della rivolta anticomunista di Budapest, per l'intangibilità dei confini italiani in Alto Adige e contro la repressione degli scioperi in Polonia, nel dicembre 1970, culminati con l'ordine di aprire il fuoco sulla folla dei dimostranti a Danzica che causò 44 morti e centinaia di feriti. Rispetto ai fatti di Polonia, le manifestazioni della Giovane Italia furono caratterizzate da particolare animosità, tanto da sfociare in uno scontro fisico con militanti socialisti a Battipaglia, il 20 dicembre 1970, che fu oggetto di interrogazioni parlamentari, nel quale venne lievemente ferito un consigliere comunale socialista. Fu presente anche nel campo sportivo con società dilettantistiche nei settori dell'atletica leggera, della pallacanestro e del calcio, affiliate al Centro Nazionale Sportivo Fiamma. Nella seconda metà degli anni sessanta, in seguito ad una cattiva gestione dei quadri dirigenti ed al mutato clima sociale, che vedeva una forte crescita delle organizzazioni studentesche di sinistra e dei gruppi extraparlamentari la Giovane Italia accusò una profonda crisi.
Il fenomeno del '68 colse i vertici dell'associazione completamente impreparati, mettendo in crisi il mondo giovanile della destra, tagliato fuori dalle università e dalle scuole sia per diffidenza degli ambienti di sinistra nei confronti dei giovani di destra sia per riluttanza dei vertici di partito a cavalcare la cosiddetta rivolta "antisistema". L'indebolimento dell'associazione, acuito dallo scoppio dalla protesta giovanile del '68 e dal rifiuto del Movimento Sociale Italiano di appoggiare la partecipazione di militanti di destra ad esso portò nel settembre 1971 la Giovane Italia guidata da Pietro Cerullo a confluire con il Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori di Massimo Anderson nel Fronte della Gioventù, la nuova organizzazione giovanile dell'MSI. Segretari furono : Fabio De Felice 1954-1955-Angelo Nicosia, 1955-1957-Fausto Gianfranceschi 1957-1966 -Massimo Anderson 1966-1969 e Pietro Cerullo 1969-1971.
FRONTE NAZIONALE
Il movimento, pur rimanendo formalmente interno al movimento di Pino Rauti, ne contestava la posizione assunta in occasione delle elezioni politiche di quell'anno, che consisteva nella decisione di non partecipare in alcun modo alla competizione, in un atteggiamento di sdegnoso rifiuto della democrazia di stampo puramente evoliano. Stefano Delle Chiaie e altri dirigenti furono denunciati alle forze dell'ordine, denuncia che fu fatta decadere in quanto nessuno sapeva bene quale comportamento assumere in un simile caso, né quale preciso capo d'imputazione fosse loro addebitabile. Circa due anni dopo, nel 1959, avvenne il distacco definitivo dal Centro Studi Ordine Nuovo, in polemica con Rauti che non voleva impostare il Centro Studi come un movimento politico. I GAR cambiarono denominazione in "Avanguardia Nazionale Giovanile".
Costanti furono gli scontri con i giovani del PCI e del Movimento studentesco. Il 25 aprile 1964, in occasione dell'Anniversario della liberazione, i militanti di Avanguardia Nazionale, al grido "Il 25 aprile è nata una puttana" assaltarono la casa dello studente di Roma provocando due feriti. Nel 1965 Avanguardia Nazionale Giovanile, sotto pressione per le indagini e le perquisizioni di polizia,decise di autosciogliersi e gli aderenti, pur non rompendo i collegamenti tra loro, parteciparono sotto altre sigle all'esperienza politica della destra radicale non dissimilmente da quanto faceva il Centro Studi Ordine Nuovo. Il 1 marzo 1968, nell'ambito delle prime manifestazioni studentesche a Roma, Delle Chiaie si trovò nel corteo studentesco alla guida del gruppo romano della disciolta Avanguardia Nazionale, assieme al FUAN-Caravella e a Primula Goliardica. Giunto il corteo a Valle Giulia si trovò la strada sbarrata da un cordone di polizia. La situazione rapidamente degenerò e Delle Chiaie guidò l'attacco contro la polizia che diede il via agli scontri noti come la Battaglia di Valle Giulia. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN e del
MSI. Famosoancora oggi, il poster edito da Feltrinelli sui primi scontri avvenuti davanti alla Facoltà di architettura e legge, in cui le prime file sono costituite da militanti di Avanguardia Nazionale, ancora non ufficialmente ricostituita. Riconoscibili in prima fila, Stefano Delle Chiaie, i fratelli Di Luia e Mario Merlino con molti altri aderenti e militanti alla Primula Goliardica, organizzazione universitaria di allora.
Nel 1970 lo stesso Delle Chiaie decise di espatriare all'estero trasferendosi in Spagna. Il lungo iter giudiziario conclusosi nel 1987 appurò poi l'estraneità ai fatti di Avanguardia. Avanguardia Nazionale Giovanile fu ricostituita nel 1970, inizialmente sotto la guida di Sandro Pisano, poi di Adriano Tilgher, in concomitanza con il processo di parziale riassorbimento di Ordine Nuovo nel MSI ma assunse la nuova denominazione di "Avanguardia Nazionale". Stefano Delle Chiaie fu accusato di aver preso parte al tentato golpe Borghese del 1970, dove secondo prese parte al fallito golpe Borghese e Delle Chiaie, secondo Athos De Luca, membro della commissione stragi, nella notte del 7 dicembre 1970 comandò l'unità composta da militanti di Avanguardia Nazionale penetrata all'interno del
Ministero dell'Interno. Chiamato in giudizio, dimostrò di trovarsi all'estero in quei giorni, precisamente a Barcellona. Secondo Adriano Tilgher quel giorno alcuni nuclei di avanguardisti erano riusciti a penetrare nel Viminale e rimasti nascosti nei bagni avevano atteso la chiusura degli uffici. A quel punto avevano aperto le porte e avevano fatto penetrare all'interno un nucleo più consistente giunto dal Quadraro che era stato rifornito con MAB 38. Ma a quel punto un contrordine fece fallire l'operazione.Tra il 1970 e il 1971 molti
militanti di Avanguardia Nazionale presero parte ai Moti di Reggio. Il 5 giugno 1976 il tribunale di Roma condannò gran parte dei dirigenti e degli attivisti di Avanguardia Nazionale per ricostituzione del disciolto partito fascista. Adriano Tilgher in tribunale tentò di scagionare gli attivisti argomentando che la maggior parte delle sezioni di AN erano chiuse da più di un anno e che gli unici militanti ancora attivi erano lui stesso, Delle Chiaie, Cesare Perri e Stefano Migrone. Dei sessantaquattro indagati trentuno furono condannati a pene
inferiori a quelle richieste dal Pubblico Ministero e gli altri assolti. Il 7 giugno 1976 Tilgher, dopo aver convocato una conferenza stampa, sciolse il movimento anticipando la decisione del Ministero dell'Interno che pose Avanguardia Nazionale fuori legge il giorno seguente. Il simbolo di Avanguardia Nazionale è la runa othala ("di Odal). Negli anni novanta, in seguito alle deposizioni presso la Commissione Stragi, e ogni altro processo generato dallo stato, e dai pentiti di 'ndrangheta Giacomo Lauro e Carmine Dominici, il gruppo,
insieme al Comitato d'azione per Reggio Capoluogo guidato da Ciccio Franco accusato di aver commissionato alla 'ndrangheta alcune azioni eversive tra cui la Strage di Gioia Tauro. Le parole di Lauro causarono il coinvolgimento anche di alcuni ex esponenti del dell'MSI reggino come Fortunato Aloi il senatore Renato Meduri ipotizzando un piano preciso per destabilizzare il paese a partire dal sud, dopo l'inizio da nord della Strategia della tensione. Tutti i personaggi coinvolti nell'inchiesta, risultando innocenti, furono già prosciolti in fase istruttoria ad eccezione dello stesso Giacomo Lauro che dopo essere stato inizialmente assolto il 27 febbraio 2001 avendo riscontrato la mancanza di dolo.
concordava con il leader di A.N. i testi da utilizzare alla radio che, come sostiene Delle Chiaie ebbe una duplice funzione:" Da un lato serviva per rispondere alle accuse che in quel momento venivano riversate su A.N. . Era inoltre un mezzo per commentare, secondo la nostra ottica, la situazione politica italiana". Era necessario perciò avere fonti certe e notizie sicure: "Era la redazione che raccoglieva le notizie ed elaborava i servizi. Le notizie ci provenivano dai nostri camerati in Italia, oltre che da contatti con giornalisti operativi all'estero". La radio di Avanguardia Nazionale aveva una redazione molto snella seppur efficace: "Era composta dalle suddette cinque persone e contava esclusivamente sulla strumentazione fornita dalla radio spagnola. Questo esperimento precorse i tempi, anche perciò che concerne il percorso e la successiva evoluzione delle radio alternative. Delle Chiaie non usa mezzi termini anche riguardo al MSI: "all'epoca non vi erano radio alternative nel nostro settore ed il "muro" della falsa informazione era compatto da destra a sinistra". A quel tempo chiosa Delle Chiaie di "alternative vi erano solo le accuse riversate su di noi e le nostre riflessioni, erano mirate a concretizzare l'informazione che dovevamo opporre alla controinformazione di regime". Da un punto di vista pratico, i bollettini dalla Spagna incontrarono non poche difficoltà di ricezione in Italia, dovute alla lunghezza d'onda utilizzata. Non sempre fu facile raggiungere tutti. Resta il fatto puramente politico. Il tentativo di A.N. di bucare il muro della informazione faziosa e di regime, aggirando il monopolio Rai, fu senza dubbio, almeno per quanto riguarda l'Italia, il primo relativo all'area nazional rivoluzionaria.
Alessandro Alberti
14 LUGLIO 1970 LA RIVOLTA DI REGGIO CALABRIA
« Sergio Calore, che potremmo definire il mio braccio destro per tutta l’area nella provincia di Roma, mi propose, insieme ad altre persone di Tivoli, di dar vita ad una nuova iniziativa politica con la pubblicazione di un giornale. Così insieme decidemmo di fondare Costruiamo l’azione. Io, poi, feci confluire nell’iniziativa altre persone con le quali, dopo molti anni, avevo riallacciato i contatti. Come Fabio De Felice, che non vedevo dal ’53, anno della sua uscita dal Msi, e come il criminologo Aldo Semerari. Nacque così questo foglio di lotta »
(Paolo Signorelli)
Registrato presso il tribunale di Roma nel gennaio del 1978, il primo numero venne pubblicato agli inizi del 1979, a cui seguirono altre cinque uscite.
Apertamente dichiaratosi ostile al Msi, la linea politica del movimento rispecchiava le tre componenti che contribuivano ad animarlo ed essenzialmente corrispondenti a tre diverse generazioni: la vecchia guardia fascista di stampo golpista emassonica, più incline a trattare alla pari con gli uomini di potere dello stato, delle forze armate e della magistratura e che faceva capo essenzialmente a De Felice; la frangia riconducibile a Signorelli e Fachini e incentrata maggiormente su principi ordinovisti; infine la nuova leva, legata a Calore e Aleandri e mirata al disconoscimento totale di qualsiasi ideologia della tradizione fascista e rivolta ad un "ambiente non vincolato ai limiti della destra", con particolare attenzione all'area della sinistra . Gli ideologi di CLA elaborarono una cosiddetta strategia dell'attenzione nei confronti della sinistra radicale: un tentativo, cioè, di superamento degli steccati ideologici del tutto similare a quella strategia di alleanza operativa e di conseguente abbandono della storica contrapposizione con la sinistra radicale e militante prefigurata, in quello stesso periodo, dall'ala spontaneista dell'eversione neofascista impersonata dai Nuclei Armati Rivoluzionari. "Nessuno dei nostri dovrà mai attaccare né aggredire gli autonomi, né però dovrà essere loro consentito il contrario." Un tentativo di convergenza che però non poté contare mai su di un reale coinvolgimento della sinistra che bocciò con diffidenza, almeno sul terreno politico, il possibile progetto di cooperazione. « Da parte mia esiste un’ adesione alla metodologia dell’Autonomia Operaia consistente nel fatto che ritengo necessario, al fine di un concreto cambiamento della situazione politica esistente, un processo di presa di coscienza delle masse proletarie e sottoproletarie tendente a sostanziarsi in un allargamento dell’area di libertà e di partecipazione alla vita politica e sociale […]. Nella mia concezione politica ritengo che la forma Stato attuale non garantisca sufficienti livelli di partecipazione. Consideravo come possibile referente di ogni nostra azione, di ogni nostro discorso, tutta quell’ area che opportunamente la scuola sociologica di Francoforte ha definito come area del Rifiuto […]. Questo tipo di impostazione portava a considerare omogenee aree
estremamente diversificato nella loro origine. Tra le quali, la cosiddetta Autonomia Operaia, ma anche tutte le aree devianti, da quelle della criminalità a quelle del Manicomio, dell’emarginazione sociale nel territorio, i cosiddetti sobborghi, le baraccopoli eccetera. In questa tematica si era venuto a creare un punto d’incontro teorico, tra chi, come noi proveniva da una esperienza politica motivata quasi esclusivamente sul piano esistenziale e chi proveniva da una esperienza propriamente marxista-leninista ma che la rifiutava nella sua formulazione ortodossa, il “materialismo dialettico »
(Sergio Calore)
L'ondata di arresti che, verso la fine del 1979, decapita la dirigenza e coinvolge gran parte dei militanti che gravitano intorno al movimento, contribuisce in maniera perentoria alla fine dell'esperienza politica del movimento che di fatto si conclude nell'estate del 1980.
Il 12 luglio 1993, per ordine dell'autorità giudiziaria di Verona vengono arrestati, con le accuse di ricostituzione del partito fascista e di incitamento all'odio e alla discriminazione razziale, Franco Freda, Aldo Gaiba, Cesare Ferri, l'addetto alla sede territoriale di Verona ed alcuni militanti veronesi. Con il procedere dell'inchiesta l'elenco degli inquisiti si allunga e finisce con il comprendere circa ottanta fra militanti e simpatizzanti del movimento. Freda e altri quarantanove aderenti al sodalizio vengono, infine, rinviati a giudizio per ricostituzione del partito fascista. Nel 1995 la Corte d'Assise di Verona condanna Freda a sei anni di reclusione, Cesare Ferri a quattro anni e sei mesi, Aldo Gaiba a quattro anni e gli altri aderenti a pene minori.
Nel 1998 la Corte di Assise d'Appello di Venezia conferma la sentenza di primo grado. Nel 1999 la Corte di Cassazione annulla la sentenza ed applica, in ordine al reato previsto dall'art. 1 comma 3 L. 25 giugno 1993 n. 205 (cd. legge Mancino) le seguenti pene: tre anni di reclusione a Freda, un anno e otto mesi a Cesare Ferri, un anno e quattro mesi ad Aldo Gaiba, pene minori agli altri imputati. Il Fronte Nazionale viene sciolto dal Ministero dell'Interno con decreto del 9 novembre 2000.
la propria dignità etnica
FRONTE SOCIALE NAZIONALE
Fondato nel 1997 da Adriano Tilgher e Tomaso Staiti di Cuddia. Il partito, inizialmente chiamato Fronte Nazionale, ha poi cambiato il nome in "Fronte Sociale Nazionale" nel 2001.
Il 26 settembre viene così annunciata la fondazione del Fronte Nazionale che il 28 tiene al cinema Capranica di Roma la sua prima manifestazione ufficiale. Il nuovo partito ha come suo punto di riferimento l'omonima organizzazione francese di Jean-Marie Le Pen,il quale non fa mancare il proprio appoggio.
Ben presto Tilgher e Le Pen si allontaneranno, mentre nel 2000 sembra possibile un riavvicinamento col partito di Rauti. Il 18 luglio, infatti, una riunione tra le delegazioni del Fronte Nazionale e del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore, nella sede di quest'ultimo, dà un primo via libera alla fusione fra i due partiti. A confrontarsi ci sono Stefano Menicacci, Adriano Tilgher e Stefano Delle Chiaie per il Fronte Nazionale e Pino Rauti,
Claudio Pescatore e Giancarlo Cartocci per la Fiamma Tricolore.Tuttavia mentre il FN sembra accelerare in questa direzione, la Fiamma Tricolore frena.. Così il 17 dicembre alla Conferenza programmatica del FN viene «constatata la mancanza di volontà concreta, da parte della dirigenza del MS-FT, a convenire sulla creazione del movimento di alternativa antagonista al sistema di potere nazionale e sovranazionale». Il partito si avvia così a presentarsi alle elezioni politiche del 2001 in modo autonomo e fuori dai poli.
Nel marzo 2002 il Fronte Sociale Nazionale si schierò con la CGIL contro le modifiche all'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori partecipando alla manifestazione del Circo Massimo a Roma con pare tremila militanti.
In questa fase il Fronte Sociale Nazionale cerca vanamente, come spiegherà Tilgher, di «uscire dal ghetto dell'ultradestra, col sostegno alle manifestazioni no global, a quelle della CGIL, ma non c'è stato modo di aggregare altrove tutte le forze ostili al liberismo di destra e di sinistra».
Un anno dopo alle elezioni provinciali di Roma, il Fronte Sociale Nazionale si presenta nuovamente fuori dai poli con Tilgher candidato presidente. La lista otterrà 12.350 voti (0,8%), mentre al leader del partito andranno 13.559 voti (0,7%). Nessun seggio e un dimezzamento del consenso rispetto alle precedenti elezioni provinciali del 1998 e una lieve ripresa rispetto alle politiche del 2001.
Nell'estate del 2013 Tilgher riprende ufficialmente il Fronte Nazionale come partito indipendente staccandosi da La Destra, deluso dalla mancanza dell'alternativa sociale nelle politiche di Storace. Il Fronte Nazionale si etichetta come partito non di destra e nemmeno di sinistra, considerando tali concezioni appartenenti al passato e dichiara di voler combattere il mondialismo e il liberismo unendo tutto il popolo italiano. Il 5 ottobre viene presentato ufficialmente il Fronte Nazionale Lombardia, seguito a breve dalla sezione di Roma, già precedentemente attiva sul territorio .
L'Organizzazione Lotta di Popolo (OLP) fu un gruppo politico sorto in Italia nel 1969 che tentava di coniugare ideali politici tipici del neofascismo con quelli della sinistra. Si sciolse nel 1973. Un'altra organizzazione di destra radicale era denominata Lotta Popolare (LP). Nacque nel 1975 nel Lazio, con giovani leader come Paolo Signorelli e Teodoro Buontempo ramificazioni soprattutto in Sicilia e Liguria e si sciolse nel 1978. Il 1º maggio 1969, nella Casa dello studente di Via Cesare de Lollis a Roma, si costituì con un convegno nazionale l'Organizzazione Lotta di Popolo. Tra i promotori Enzo Maria Dantinie Ugo Gaudenzi (già esponenti di Primula Goliardica), Serafino Di Luia (già Avanguardia Nazionale)e Ugo Cascella.
Lotta di Popolo nacque come movimento extraparlamentare, raccogliendo l'eredità della sezione italiana di Jeune Europe e di gruppi studenteschi quali Primula Goliardica (che faceva a sua volta riferimento all'Unione Democratica per la Nuova Repubblica di Randolfo Pacciardi), il Movimento Studentesco Operaio d'Avanguardia, e il FUAN-Caravella. Si distinse nettamente da altri gruppi coevi per le posizioni originali.
L'organizzazione rivendicava la continuità rispetto alla partecipazione agli scontri di Valle Giulia di alcuni militanti di estrema destra insieme al movimento studentesco e ai militanti di sinistra contro la polizia. Il tentativo di Lotta di Popolo fu quello di cavalcare le lotte studentesche abbandonando l'impostazione nostalgica del MSI e sfruttando la critica sviluppata dal movimento studentesco contro l'indirizzo riformista del PCI. Coi suoi volantini attaccava la divisione in blocchi del mondo sancita a Jalta e il trattato di non proliferazione nucleare voluto da Stati Uniti e Unione Sovietica che venivano letti come tentativi per impedire l'emancipazione degli Stati europei. Sosteneva inoltre che "antifascismo e anticomunismo sono false contrapposizioni create dal sistema per incanalare le forze rivoluzionarie" e rilanciava l'unità del popolo italiano "al di fuori e contro le istituzioni" per liberarsi "dall'oppressione politica, economica e culturale dell'imperialismo russo-americano e dei suoi alleati, Vaticano e sionismo internazionale.
Nel corso del tempo cercò riferimento nella Rivoluzione culturale cinese, protestò contro la guerra del Vietnam e portò avanti la critica nazionalista verso i movimenti di sinistra, sostenendo che il comunismo si era consolidato in Unione Sovietica soltanto grazie alla russificazione di Stalin che, superata l'opposizione di Trotsky, fece appello agli istinti nazionali del popolo russo. Il gruppo fu avversato da altri movimenti estremisti, sia di destra che di sinistra, perché, a suo dire, si distaccava dalla logica degli opposti estremismi che spingeva verso la radicalizzazione dello scontro, lo stragismo e la lotta armata. Nel 1973 si sciolse sostenendo di non voler restare prigioniero di questa logica.
Nel dicembre 1974 alcuni dirigenti romani del MSI, tra cui Teodoro Buontempo, il prof. Carlo Alberto Guida e Romolo Sabatini, formarono una corrente movimentista chiamata MSI Lotta Popolare, perché consideravano ormai il vertice del partito troppo moderato e filo monarchico. Tra gli aderenti vi fu il giovane militante del FdG Mario Zicchieri, assassinato il 29 ottobre 1975 da terroristi di Lotta Armata per il Comunismo.
Era comunque diffusa l'opinione che Lotta di Popolo potesse essere inclusa tra i movimenti della destra neofascista, come sostenevano non solo i gruppi di sinistra ma anche le forze dell'ordine.
Ciascun militante rivendicava un proprio percorso intellettuale, al di là della comune lettura di Proudhon e Sorel e di autori "provocatori" come Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Henry Miller, Louis-Ferdinand Céline, Jean Lartéguy. Tra i riferimenti si annoverano infatti anche figure di sinistra come Giap, Malcolm X e soprattutto Che Guevara; un uomo, quest'ultimo, che aveva lasciato la poltrona di ministro delle Finanze a Cuba per combattere in Africa e morire in Bolivia, ed era considerato un eroe la cui figura andava oltre la destra e la sinistra. I riferimenti politici e culturali erano peraltro assai diversi e toccavano René Guénon, Drieu La Rochelle,
Julius Evola, André Malraux, l'esistenzialismo di Sartre, le interpretazioni della Scuola di Francoforte, i concetti di Heidegger, Jaspers, José Ortega y Gasset, le analisi di Gino Germani, Werner Sombart, Oswald Spengler. II pensiero weberiano sull'etica protestante e la nascita del capitalismo venne utilizzato per interpretare le origini della dominazione culturale sulla società ma Friedrich Nietzsche fu scelto come rappresentante dello spirito di rivolta contro i vecchi valori.
I promotori del nascente movimento politico provenivano principalmente dalle sezioni del MSI del Prenestino, della Garbatella-EUR, del nucleo Monteverde, dell'Appio-Latino (tutti facenti capo al coordinamento Roma ovest, della storica sezione Colle Oppio) e di quella del Nomentano-Italia. Inizialmente il movimento sceglie come sezione politica di riferimento quella del Prenestino, in via Muzio Attendolo (poi oggetto di un attentato dinamitardo), ma poco dopo - a seguito delle numerose adesioni - si rende necessaria l'apertura di nuove sedi, tra cui quella di via Catania e successivamente quella di via Castelfidardo. Quest'ultima resterà l'unica sede aperta dopo lo scioglimento e continuerà
l'attività del Centro Studi fino al 1995, quando i rimanenti membri dell'Ufficio Politico originario decidono di aderire alla nascente Fiamma Tricolore di Pino Rauti.
Alla direzione politica del nuovo movimento chiamano Rainaldo Graziani, figlio del carismatico leader di Ordine Nuovo Clemente Graziani, anche se il movimento è guidato da un Direttivo di cui facevano parte figure storiche provenienti dal Fdg e da altri gruppi extraparlamentari.
Il movimento mutua la denominazione da uno scritto del filosofo tedesco Ernst Jünger dal titolo Il trattato del Ribelle e dalla decisione del regime fascista di istituire un proprio meridiano zero passante da Battipaglia (SA), da contrapporre a quello di Greenwich. Le caratteristiche del movimento sono due: il suo simbolo Algiz (la runa della vita nonché lettera etrusca) e l'invito alla cosiddetta tecnoribellione. Inizia la sua opera nelle scuole e nelle università dove riscuote successo per le tesi propugnate sulla tecnoribellione. « .. Il potere tecnocratico vuole uccidere l'uomo, profanando il mondo, rendendo artificiale l'esistenza, arrestando il corso della storia, sopprimendo ogni forma di cultura, cancellando ogni senso di appartenenza, ogni etnia, ogni nazionalità. Utilizzando gli strumenti offerti dalle tecnologie avanzate questa nuova forma di totalitarismo planetario pretende di omologare uomini e popoli in unica ed avvilente tipologia: quella del consumatore, dell’ utente il cui scopo sia generare profitto... »
(tecnoribellione)
Si proclama differente dagli altri gruppi della destra radicale romana ed italiana, sostenendo di attuare un tipo di politica diversa attenta ai giovani ma anche al sociale. Tra gli slogan adottati: « .. Fuori dalle ideologie la nuova ribellione - Né destra, né sinistra, forza uomo - Tecnoribellione - Nell'eternità del mito si incarna la lotta - Noi siamo la tradizione ». Per divulgare le finalità del movimento tecnoribelle, Rainaldo Graziani tiene a Roma una conferenza stampa presso l'Albergo Nazionale in Piazza di Montecitorio, davanti il Parlamento italiano. Radio Radicale trasmette l'audio integrale dei lavori,. Meridiano Zero ha anche un giornale di riferimento Orientamenti e ricerca, diretto da Gabriele Adinolfi, già leader di Terza Posizione. Agli studenti delle scuole medie superiori è dedicato il bollettino "Mister Tuttle". Le liste di rappresentanti studenti-militanti di Meridiano Zero concorrono nelle elezioni all'Università (La Sapienza) e nelle scuole medie superiori romane (tra cui Tasso, Mamiani, Peano) riuscendo in alcuni casi ad eleggere propri membri nei consigli studenteschi locali.
La manifestazione più eclatante si tiene per le strade di Roma nel 1992. Un corteo di migliaia di giovani con bandiere rosse con la runa di Algiz in cerchio bianco e striscioni sulla tecnoribellione attraversa il centro della Capitale partendo da Piazza Santa Maria Maggiore sino a Piazza SS. Apostoli, percorrendo Via Merulana, Via dei Fori Imperiali e Piazza Venezia. Meridiano Zero decide per l'autoscioglimento nel 1993 notificando la decisione al ministro degli Interni ed alla Digos. "Meridiano zero", come ricorda un documento allegato alla lettera, è nato nel settembre del ' 91 "per rispondere ad esigenze di natura politica e dottrinaria proprie di un ambito politico giovanile di estrema destra". L'autoscioglimento, prosegue la nota, vuole essere "il preludio a un rilancio e alla prosecuzione più intensa e qualificante del movimento". "Siamo riusciti . è scritto ancora nel documento . a superare quella logica neo fascista, che comunque abbiamo rappresentato, e di questo siamo fieri, ma che oltre ad un patrimonio indissolubile, rappresenta anche un ostacolo per garantire una continuità con il futuro". L' organizzazione comunque, prosegue il documento, "non intende scomparire, ma proseguire in forme nuove la propria attività
musicista, pittore, scultore - fu Carmine Asunis. A lui si affiancarono Mario Polia, Massimo Forte, Pino Tosca ed alcuni altri. Nel giro di pochi anni, l'esperienza di Europa e Civiltà varò una sterminata produzione artistica (canzonieri, antologie, recital) destinata, purtroppo, quasi sempre ad "uso intemo". Ad Asunis prestò la sua voce anche Stefania Vicinelli che, allora, collaborava con Claudio Baglioni. Molte di quelle canzoni nacquero dalla concretezza storica che, in quegli anni, coinvolgeva Europa Civiltà. Essendo che molti dei testi sono stati scritti a più mani e, quindi, non addebitabili ad un singolo autore, si è scelto di raccogliere le canzoni scritte in quel periodo sotto questa denominazione. I brani all’epoca non furono mai incisi ufficialmente e, per la maggior parte, restano tuttora inediti. Furono autori della maggior parte delle canzoni di protesta scritte intorno alla seconda metà degli anni ’60.
Si tratta di un precursore del nazionalismo rivoluzionario europeo: è stato uno dei primo movimenti a opporre il concetto di nazione-Europa allo stato-nazione difeso dai nazionalisti. I militanti della Jeune Europe chiedevano lo scioglimento simultaneo del patto atlantico e di quello di Varsavia, allo scopo di unire il continente europeo in unica grande nazione, in modo che gli stati europei non fossero più pressati tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Adottarono come simbolo la croce celtica. L'influenza del gruppo crebbe
notevolmente nel tempo aprendo filiali in 11 stati, tra cui in Francia, Italia e Spagna. Inoltre partecipò alla Conferenza di Venezia del 1962, dove fu fondato il National Party of Europe, aggregazione di tutti i partiti europei di destra. Vi presero parte insieme con lo Union Movement di Oswald Mosley (successore della British Union of Fascists). Questo movimento attivista, che aveva filiali in molti paesi europei. Il movimento ha mostrato aperta ostilità verso Stati Uniti e simpatia per molti movimenti di liberazione nazionale (OLP, Black Panthers, Vietcong, ecc). Uno dei suoi membri, Roger
Tra i militanti eccellenti si possono annoverare il saggista Claudio Mutti, il militante Claudio Orsi, implicato nel 1969 nel processo per la Strage di piazza Fontana, nell'ambito della quale fu poi in seguito prosciolto da tutte le accuse, e Mario Borghezio, ex-deputato e attuale europarlamentare della Lega Nord.
Il Centro Studi Ordine Nuovo fu una associazione politico-culturale di destra fondato nel 1956 da Pino Rauti, esponente del MSI, dopo fratture createsi al congresso di Viareggio nel 1954 tra il partito e la corrente "spiritualista", e sciolto nel 1969.
Nel gennaio 1954 nel corso del IV° Congresso di Viareggio ad Augusto De Marsanich succedette a segretario di Arturo Michelini. Nel corso del Congresso, Rauti, Nicosia e Erra, che erano tra i più noti rappresentanti del gruppo giovanile, proposero lo spostamento del partito su posizioni più intransigenti e la rivisitazione del Fascismo in chiave più critica ricollegandosi soprattutto all'impostazione tradizionalista-spiritualista di Evola e in particolare al saggio "Orientamenti" pubblicato per la prima volta nel 1950 dalla rivista "Imperium".Dopo il Congresso di Viareggio Rauti si pose su posizioni estremamente critiche verso la nuova classe dirigente ritenendo che il partito avesse perso ogni aspirazione rivoluzionaria.
Nel novembre 1956, Arturo Michelini al V° Congresso di Milano fu nuovamente, seppur di stretta misura, riconfermato segretario. Al fine di contrastarne l'elezione la corrente spiritualista, che ormai ha assunto il nome di "Ordine Nuovo", si presentò alleata con la sinistra missina ma inutilmente. Rauti non accettandone ideologicamente la strategia dell'inserimento,alla guida della corrente "spiritualista"di Ordine Nuovo uscì dal MSI. Il 14 gennaio 1957 i dirigenti di Ordine Nuovo inviarono una dura lettera al segretario nazionale contestandone la linea e di fatto dando il via alla scissione. Il primo “gruppo storico” era costituito da Pino Rauti, Clemente Graziani, Paolo Signorelli, Stefano delle Chiaie Giuliano Bracci, Paolo
Andriani, Rutilio Sermonti, Bruno Acquaviva, Piero Vassallo, Silvio Adorni, Riccardo e Gastone Romani, Silvio Vitale, Nino Capotondi, Alfio Tagliavia, Stefano Mangiante, Gabriele Troilo, Antonio Lombardo, quasi tutti esponenti missini. In seguito aderirono anche Paolo Signorelli, Giulio Maceratini, Gino Ragno, Marcello Perina e Adriano Romualdi (proveniente dalla Giovane Italia).
Il Centro Studi Ordine Nuovo aprì la sua sede a Roma in via di Pietra quando ancora era parte integrante del MSI e in breve tempo diverse sedi in Italia, che nel 1966 arrivò ad avere 3.500 iscritti, utilizzando come simbolo l'ascia bipenne. Il Centro Studi Ordine Nuovo si impegnò in attività esclusivamente culturale tenendosi anche lontano dalle competizioni elettorali. Unica concessione fu fatta ai giovani guidati da Delle Chiaie che per le elezioni politiche del 1958 lanciò la campagna, per primo in Italia a favore della scheda bianca, ma senza utilizzare la sigla di "Ordine Nuovo". Nel 1959 Delle Chiaie, in polemica con Rauti che non voleva impostare il Centro Studi come un movimento politico, uscì con il proprio gruppo denominato "Avanguardia Nazionale Giovanile".
L'impostazione data al gruppo da Rauti si discostò totalmente dalla tradizione fascista ricercando nuovi autori di riferimento anche all'estero come Corneliu Codreanu, Giuseppe Tucci, Pio Filippani Ronconi e René Guénon e iniziando ad immaginare, contrapposta alla dicotomia USA-URSS, una "Europa Nazione". In breve tempo l'influenza culturale di Ordine Nuovo, con la sua visione eroica ed aristocratica di impostazione evoliana esercitò una forte influenza sui giovani militanti di destra rimasti nel MSI che non rinunciarono a richiederne la partecipazione ufficiale ai Convegni del movimento giovanile come quello di Perugia del gennaio 1967 organizzato dal FUAN.
La trasformazione in Centro Studi costituiva un'applicazione letterale delle tesi di Julius Evola,
che propugnavano un atteggiamento di sdegnoso rifiuto della società contemporanea, corrotta e materialista, ritirandosi nella torre d'avorio degli studi e della meditazione in attesa della fine del Kali Yuga, termine preso dalla tradizione indiana, che indica un periodo di crisi dei valori tradizionali: appunto quello in cui il mondo si troverebbe a vivere nell'età contemporanea. È questa la teoria della non politica o apolitica. A questa impostazione si deve la scelta, attuata a partire dalle elezioni politiche del 1958, di disinteressarsi totalmente delle consultazioni elettorali.
Ordine Nuovo scelse come proprio simbolo l'ascia bipenne e come proprio motto "Il mio onore si chiama fedeltà".
La canzone La vandeana, una antica ballata controrivoluzionaria, il cui ritornello è "Spade della Vandea, falci (o asce) della boscaglia, baroni e contadini siam pronti alla battaglia" diventerà l'inno di Ordine Nuovo in piena coerenza con l'insegnamento evoliano di difesa della Francia monarchica e pregiacobina. Con l'arrivo alla segreteria dell'MSI nel 1969 di Giorgio Almirante, Rauti sciolse il Centro studi e con un gruppo di dirigenti rientrò nel partito. Chi non volle rientrare fondò il "Movimento Politico Ordine Nuovo" con alla guida Clemente Graziani.
Tre ordinovisti entrano nella direzione nazionale del Msi (Pino Rauti, Giulio Maceratini, Paolo Andriani) mentre altri 11 vengono cooptati nel comitato centrale (tra gli altri Rutilio Sermonti, Gastone Romani, Generoso Simeone, Marcello Perina, Romano Cortellacci e Paolo Signorelli). Poco prima di rientrare nel partito, Rauti aveva scritto sul periodico "Ordine Nuovo" che «una vera avanguardia rivoluzionaria non può stare a guardare, arroccata sulle sue posizioni. La
dispersione delle forze sarebbe un lusso letale». Si pone «la necessità vitale di inserirsi dalla finestra del sistema, da cui eravamo usciti dalla porta, per poter usufruire delle difese che il sistema offre attraverso il Parlamento. E quale poteva essere lo strumento di quest'inserimento se non il MSI? » Parte dei militanti contrari al rientro nel Msi, accusando il MSI di essere asservito alla borghesia e all'imperialismo statunitense, il 21 dicembre 1969 danno invece vita al Movimento Politico Ordine Nuovo, guidato da Clemente Graziani.
(brano delle tesi programmatiche, tratto dal giornale del movimento Ordine Nuovo) Fu un'associazione, nata nel 1969 e guidato da Clemente Grazianie Pierluigi Concutelli. Il MPON è stato sciolto nel 1973, dal ministro dell'Interno Paolo Emilio Taviani, con l'accusa di ricostituzione del disciolto partito fascista.
Il Centro Studi Ordine Nuovo, che era un movimento culturale di destra fondato nel 1956 da Pino Rauti, esponente del MSI, nel 1969 decise di rientrare del MSI. I militanti contrari al rientro nel Msi, considerato un partito asservito alla borghesia e all'imperialismo statunitense, il 21 dicembre 1969 danno così vita al Movimento Politico Ordine Nuovo. Oltre a Graziani che ne diviene segretario nazionale, aderiscono Roberto Besutti, Antonio Ragusa, Bruno Esposito, Roberto Gabellini, Sandro Saccucci (che successivamente rientrerà nel Msi) Pierluigi Concutelli, Salvatore Francia e Elio Massagrande.
A livello organizzativo, il nuovo movimento avvia i corsi di formazione quadri. I corsi per la formazione ideologica duravano due mesi e erano suddivisi in otto sezioni: rivoluzione tradizionale e sovversione, le due razze, impeto della vera cultura, orientamenti, la guerra santa, la contrapposizione di Oriente ed Occidente, rivolta contro il mondo moderno, la plutocrazia come forza sovversiva. Si tratta di una organizzazione che in appena quattro anni di attività (sarà sciolta dal ministro dell'interno alla fine del 1973) rappresenterà il gruppo extraparlamentare di destra più noto ed importante del periodo. Il riferimento esplicito ad Evola, la linea oscillante del Msi di Almirante, il carisma di Clemente Graziani porteranno per un paio di anni molti giovani i a schierarsi con il MPON.
Se in quel momento appare un tentativo di reprimere la violenza, con il passare degli anni si vedrà come lo scioglimento di Ordine Nuovo (come quello di Avanguardia Nazionale, tre anni più tardi) lascerà allo sbando decine di giovanissimi che senza più controllo politico e umano daranno vita a gruppi terroristici a destra. Intanto Clemente Graziani, insieme ad Elio Massagrande, fugge all'estero per evitare l'arresto. Peregrinerà dalla Grecia alla Francia, dall'Inghilterra alla Bolivia, fino ad approdare in Paraguay.
CIRCOLO RISCOSSA
I "SANBABILINI"
(Cesare Ferri)
TERZA POSIZIONE
Una strategia politica mirata alla proposta di un nuovo modello sociale ed economico dall'impronta anticapitalista e anticomunista e che venne perseguita, sul piano internazionale, attraverso una lotta contro i due blocchi imperialisti, quello sovietico e quello americano, e tramite l'appoggio ai vari movimenti rivoluzionari di liberazione nazionale.
Il simbolo che venne adottato da Terza Posizione si ispirava alla runa Wolfsangel, termine tedesco che sta a significare il dente di lupo.
« E' un simbolo che appartiene alla tradizione europea e può avere un doppio significato: un significato spirituale, religioso o un significato essenzialmente politico. E' quello che noi chiamiamo il Simbolo del Combattente. L'asse verticale rappresenta la rettitudine, il divino, il giusto, mentre invece l'asse che parte in basso da sinistra e va verso l'alto a destra rappresenta l'ascesa. »
(Marcello De Angelis)
La perdita di consenso tra i giovani di destra del Movimento Sociale Italiano che, intorno alla metà degli anni settanta, sospeso su generiche posizioni anticomuniste, aveva perso gran parte della sua capacità attrattiva nei confronti delle fasce più giovanili, aprì un varco nell'area politicamente più a destra che venne in qualche modo colmato con la nascita di diverse entità politiche extraparlamentari.
« A Roma in quegli anni il mondo giovanile della destra era praticamente scomparso dalle piazze. Il Fronte della Gioventù non esisteva più; tutti quanti noi che avevamo aderito alle organizzazioni di destra facevamo una vita quasi clandestina. Io ricordo che nella mia scuola, qualsiasi cosa accadesse a livello politico nazionale, a Roma e non solo, diventavo il capro espiatorio da colpire e massacrare, e come me gli altri camerati nelle altre scuole. Poco alla volta per resistere a questo insieme di situazioni, e considerando che le organizzazioni
extraparlamentari non esistevano più, abbiamo cercato di organizzarci ognuno per conto proprio all’interno delle strutture in cui eravamo inseriti, […] e formando dei nuclei scolastici abbiamo iniziato a camminare ognuno nella rispettiva realtà. Poco alla volta si veniva a sapere che esisteva un gruppo che si muoveva in tale scuola o in un altro ambito, ed è venuto spontaneo in questo clima di desertificazione della destra giovanile iniziare a ravvicinarsi, incontrarsi e confrontarsi. Così nacque Lotta Studentesca, da un momento di particolare crisi per cui le forze più giovani si raccolsero e diedero vita ad un nuovo embrione di organizzazione »
(Vincenzo Piso)
Nel 1976, con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oramai disciolte per decreto parlamentare, questo clima di desertificazione nella destra giovanile si estese anche all'area delle organizzazioni extraparlamentari. Da queste premesse, nel mese di febbraio di quell'anno, nella Libreria Romana gestita da Walter Spedicato, già militante del Movimento Studentesco della facoltà di Giurisprudenza della Sapienza, si tennero una serie di riunioni che videro la partecipazione, tra gli altri, di tre attivisti neofascisti romani: Gabriele Adinolfi, Giuseppe Dimitri e Roberto Fiore. Il risultato di quegli incontri fu la nascita di un nuovo movimento, inizialmente nato con l'intenzione di reclutare ed organizzare militanti al fine della difesa comune dall’avversario politico: Lotta Studentesca.
« La nostra logica era che non si alzava il livello e non si rispondeva mai in eccesso. In fin dei conti, da quando abbiamo ripreso il controllo della piazza, le armi da fuoco sono scomparse dallo scontro di massa. Eravamo preparati all’uso della forza, che era una necessità vitale: a quei tempi non si poteva volantinare per più di quindici minuti senza una rissa. I nostri erano allenati a manovrare in maniera organizzata, ognuno sapeva da chi prendere ordini, per scongiurare il panico, controllare il livello dello scontro ed evitare vittime inutili o violenze contrarie alla nostra etica. Due sono stati espulsi per aver picchiato donne, altri sono stati puniti per il linguaggio usato. La questione non era di stile o di autocontrollo, ma di uso politico della violenza. Bisognava tenere in mente ed offrire un’immagine all’esterno: noi non eravamo teppisti o un banda da strada [...] Eravamo inquadrati militarmente. Quando facevamo una ronda o un presidio ottanta persone marciavano in fila per quattro e si finiva regolarmente per massacrare di botte i ‘coatti’ che venivano in vespa a sfottere le ragazzine »
(Marcello De Angelis)
Organizzata in modo verticistico, con a capo i tre fondatori, Adinolfi, Fiore e Dimitri, la struttura romana di TP era divisa per zone di competenza e ogni zona faceva riferimento ad uno o più quartieri della città e veniva presidiata attraverso i Cuib (nido, in rumeno. Termine che identificava la Guardia di Ferro di Cornelio Codreanu): gruppi di militanti composti da tre o quattro attivisti a cui veniva affidata anche la formazione politico-militare dei ragazzi più giovani. Oltre ai Cuib, vennero creati altri due organi interni per la cura dell’aspetto militare: il Nucleo Operativo e la Legione.
« La Legione è nata da una mia insoddisfazione profonda perche TP stava finendo per ricalcare i modelli attivistici tradizionali. Era un corpo d’élite, ma anche se si svolgevano attività di addestramento paramilitare non era una struttura militarista. Era una comunità elettiva che riuniva tutti quelli che già vivevano assieme ventiquattro ore al giorno per fare politica, per il piacere di stare assieme, di crescere assieme, e partiva da una sensazione comune che ci legava sul piano umano. Era un fatto sottile, ma molto bello. E non c’è stato verso di farlo capire ai giudici. Questo è stato il discorso che abbiamo poi razionalizzato in carcere »
(Peppe Dimitri )
La crescita del consenso nei confronti di TP crebbe con il passare del tempo e, al fine di organizzare i militanti per le azione sul territorio, i volantinaggi, i servizi d'ordine nei cortei, venne creato anche una sorta di direttivo nazionale, composto da Marcello De Angelis, Giancarlo Laganà, Fabrizio Mottironi, Vincenzo Piso e Roberto Nistri. Quest'ultimo divenne sempre più importante all’interno del movimento, fino ad essere considerato il numero quattro, soprattutto per la sua capacità organizzativa. Fra i militanti romani più attivi c'erano anche Nanni De Angelis, Andrea Insabato, Massimo Taddeini, Corrado Bisini, Claudio Lombardi e Francesco Buffa, mentre il primo gruppo non romano ad aderire a TP fu quello siciliano, guidato da Francesco Mangiameli.
« Né fronte rosso, né reazione, lotta armata per la Terza Posizione! »
(Slogan di Terza Posizione[)
L'apparato ideologico alla base di Terza Posizione si discostò da quello delle omologhe organizzazioni extraparlamentari, sia per l'aspetto movimentista che, soprattutto, per la rivendicazione di una posizione di equidistanza dalla sinistra marxista e dalla destra capitalista e conservatrice: i primi, secondo TP, asserviti all’Unione Sovietica e gli altri, asserviti agli Stati Uniti.
Un'impostazione concettuale che andava a scontrarsi, inevitabilmente, contro la linea del Movimento Sociale Italiano dettata dall'allora segretario Almirante che, sempre più proteso a ricostruire un'immagine atlantista e di governo del suo partito al fine di rompere l’isolamento dell’MSI e di conquistare la fiducia degli altri soggetti dell’arco costituzionale, vedeva impoverirsi il consenso proveniente dai giovani attivisti che sempre più spesso cercavano riferimenti politici nei vari movimenti extraparlamentari della destra radicale. Spinti da un nazionalismo sociale che guardava con favore ai movimenti di liberazione nazionale e alla tradizione del fascismo rivoluzionario, come tanti movimenti di estrema destra, anche TP aveva tra i suoi riferimenti ideologici Julius Evola, da cui apprendere soprattutto insegnamenti che attenevano al piano filosofico e dottrinario e Pierre Drieu La Rochelle e la sua idea di un’Europa socialista, unita, anticapitalista e antiborghese.
I militanti TP guardavano con favore anche alle esperienze nazionaliste di Juan Domingo Perón, in Argentina e a quella del leader rumeno Codreanu, comandante della Guardia di Ferro nel primo dopoguerra che, secondo loro, conservavano ancora intatta quella carica rivoluzionaria che invece stata dispersa dal fascismo italiano nel periodo di governo. Oltre alla concezione peronista di una politica di equidistanza (da URSS e USA), mirata a rilanciare l’idea della sovranità nazionale e popolare, dall'esempio di queste dottrine, i dirigenti tippini trassero ispirazione anche riguardo ai canoni gerarchici e di disciplina militare come la volontaria sottomissione alle regole ed alla gerarchia di comando. L'idea fondante dell’identità politica di Terza Posizione di equidistanza dai blocchi imperialistici russo e americano portò il movimento, contrariamente alla vecchia destra eversiva, a schierarsi
apertamente contro alcune dittature sudamericane come quella di Videla e a solidarizzare anche con alcuni movimenti anti-imperialisti e di liberazione nazionale come quello palestinese, iracheno e per quello sandinista nicaraguense, guidato dal nazional-socialista Eden Pastora Nel 1979 il livello dello scontro politico in Italia raggiunse forse il suo picco e, pur non essendo mai stato coinvolto direttamente, come movimento, in attentati che causarono morti, alcuni componenti di Terza Posizione impugnarono le armi e decisero di passare la soglia della lotta eversiva, soprattutto attraverso l'adesione ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Processati in primo grado, Dimitri viene condannato a nove anni mentre Nistri e Montani se la cavano con una pena di un anno e dieci mesi di reclusione. Anche a causa di questi arresti, il movimento entrò nel mirino della magistratura italiana e gli inquirenti ipotizzarono l'esistenza di un doppio livello di TP, uno strettamente politico e alla luce del sole, ed un secondo più occulto e militare, utilizzato per azioni eversive e con a capo proprio Dimitri e Nistri.
L'arresto dei due, comunque, comportò l'inizio di un progressivo distacco del loro nucleo operativo da TP e ad un'emorragia di militanti dalle file del movimento verso i Nuclei Armati Rivoluzionari che decisero di oltrepassare la soglia della legalià e di impugnare le armi contro il potere costituito. L’arresto dei due leader vide anche catapultare alla testa del nucleo operativo di TP Giorgio Vale che, nel tempo, sottrarrà il nucleo al controllo di Fiore e Adinolfi e contribuirà all'uscita definitiva di diversi militanti da TP.
Il 28 agosto 1980, la procura di Bologna emette ventotto ordini di cattura, due dei quali a carico dei leader di TP, Fiore ed Adinolfi, che però si sottraggono all'arresto espatriando all'estero. Il 23 settembre successivo è invece la magistratura romana a ordinare un blitz contro dirigenti e militanti tippini in cui vengono compiuti dieci arresti, centocinquanta perquisizioni e
comunicazioni giudiziarie ed altri otto ordini di cattura notificati a persone già in carcere . Tra i militanti sfuggiti agli arresti ci fu anche Nanni De Angelis che, da latitante, assieme a Luigi Ciavardini, anch'esso latitante per l'omicidio Evangelisti, il 3 ottobre 1980 si recarono ad un appuntamento al fine di ottenere documenti falsi e sostegno economico. Nei pressi di piazza Barberini, però, i due furono bloccati dalla polizia, tratti in arresto e, secondo altre fonti, massacrati di botte. Il 5 ottobre successivo De Angelis fu ricoverato in ospedale ma nella stessa mattinata fu dimesso e riportato nel carcere di Rebibbia dove, il giorno stesso, fu ritrovato impiccato nella propria cella. La versione della polizia che fu immediatamente pubblicata sui giornali parlò di suicidio.
A questo punto Terza Posizione si ritrova ad essere un'organizzazione semi-clandestina, con una ventina di militanti latitanti e senza i mezzi e la logistica adeguati per gestire l’evento e presto i primi ricercati iniziano a cadere nelle maglie della giustizia, mentre i quadri dirigenti decidono di tentare l’espatrio verso. Nella primavera del 1981, Adinolfi, Fiore, De Angelis, Spedicato e Insabato raggiungono quindi l’Inghilterra, mentre gli altri leader vengono invece tutti arrestati e TP rimane decapitata dei suoi quadri dirigenti. Nel 1981 l’attività di TP in Italia è affidata quasi esclusivamente a militanti minorenni, guidati da due capi dei Cuib, Luca Olivieri e Nicola Solito, che possono contare solo sull’appoggio dei veterani Claudio Scotti e Patrizio Nicoletti. L’unica attività del gruppo si riduce quindi alla sola redazione e diffusione di una piccola rivista di stampo culturale, Gioventù Nuova. Nel settembre di quello stesso anno, Enrico Tomaselli, dopo aver a lungo parlato con i dirigenti a Londra, torna in Italia con l’intenzione di riorganizzare TP: forma un direttivo nazionale e articola quindi il movimento in gruppi territoriali, dando vita anche ad una rivista, Settembre, attorno al quale cerca di aggregare nuovi aderenti e vecchi militanti. Del rapporto di Terza Posizione con gli altri gruppi della destra extraparlamentare degli anni settanta, quello con i Nuclei Armati Rivoluzionari fu senz'altro il più intenso e stretto, seppur molto conflittuale. Infatti, se la proclamata ostilità verso le vecchie formazioni della destra eversiva, come Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo o anche le dirette discendenti come Costruiamo l'azione, considerate asservite alle logiche golpiste e stragiste della strategia della tensione, era comunque frutto di una distanza ideologica e politica, la comunanza d'intenti tra lo spontaneismo armato dei Nuclei Armati Rivoluzionari e lo spirito nazional-rivoluzionario di Terza Posizione fu inizialmente motivo di condivisione tra i due gruppi.
La leadership di Tomaselli viene messa sotto accusa per aver coinvolto il movimento nella lotta armata e per averlo portato politicamente su posizioni di sinistra . Con il loro ritorno, i due leader riescono anche a chiarire le loro posizioni nei confronti dei NAR, ormai.egemonizzati da molti ex tippini. Nel settembre del 1982, dopo un incontro tra Tomaselli, Adinolfi e Spedicato svoltosi a Lignano Sabbiadoro, a nome del gruppo storico, Adinolfi termina l’esperienza di TP e scioglie ufficialmente l’organizzazione. Il 17 ottobre successivo, Adinolfi assieme a Spedicato, ancora latitanti, fuggono nuovamente all'estero e stabiliscono a Parigi la loro nuova dimora. « Erano mesi che andavo maturando una decisione, presa con sofferenza insieme a Walter Spedicato e comunicata a Roberto Fiore. Influenzata anche dal parere che giunge dal carcere di Peppe Dimitri: sciogliere TP. L’esperienza fatta in quei mesi ci ha convinti. Il fascino di TP sta facendo adepti pronti a donarsi con fanatismo, ma non vedo alcuna possibilità di tenere in piedi un qualcosa che non avrà modo di fare politica alla luce del sole e mi pare davvero criminale condizionare e indirizzare verso vicoli ciechi delle vite che possono essere sottratte a questo destino. A spingermi definitivamente a scrivere la parola fine è stata l’offerta fattami in Luglio da un quadro missino di Torino, che si era detto disposto ad accettare l’iniziazione nel solco della lotta armata per entrare in TP. Non so perché, ma opinava che per aderire a TP si dovessero imbracciare le armi ed era pronto, per essere uno dei nostri, a partecipare ad un’azione militare »
(Gabriele Adinolfi)
Il processo ai militanti di Terza Posizione iniziò il 23 settembre 1984, quattro anni dopo l’emissione dei mandati di cattura, e vennero attribuiti al movimento atti eversivi compiuti, essenzialmente, da suoi ex militanti che in seguito passarono ai NAR. I magistrati accolsero la tesi dell’accusa secondo la quale TP rappresentava un pericolo potenziale e che all’interno si fosse sviluppato un doppio livello sovversivo: il primo che coinvolgeva i dirigenti nazionali Adinolfi, Fiore e Dimitri, assieme alle altre figure di punta del Nucleo Operativo (e che furono tutti condannati), ed un secondo che comprendeva esclusivamente i dirigenti romani (e di cui molti furono assolti).
MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA'
SQUADRE D’ AZIONE MUSSOLINI (SAM)
Baldoni Adalberto, Baldoni Romolo, Mantovani, Anderson,
Masia, Di Luia, Bellissimo, Delle Chiaie
Azione dimostrativa del 1961 all'arrivo da Mosca del boia Togliatti.
Articolo di fondo di Giorgio Almirante
agli americani, non ci sono riusciti ma ci hanno provato
l'idea ed i rossi che non fan paura.
era un mito e l'Europa un'illusione.
neanche un metro alla folla dei ringhiosi.
si cadeva col sorriso di sentirsi dei leoni"...
1978
"Noi Giovane Europa" giornale di collegamento di Lecco
18 APRILE 1971
MILANO
Corso Monforte angolo Piazza San Babila
Piazza San Babila
Trieste